In ricordo di Andreotti – Racconto Estate 1982

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Per il mio libro sul 1982 ho scritto un racconto che cercava di capire o soltanto immaginare meglio Andreotti. Lo riporto di seguito.

20 giugno 1982
Roma, ore 21.20

Germania Ovest-Cile 4-1 (Rummenigge (3), Reinders, Moscoso)

Il suo sguardo non punta mai l’occhio del relatore. Squadra i dettagli. L’orlo della giacca, come scende la cravatta sullo stomaco, il ciuffo dei capelli che fanno capolino sopra la basetta, le unghie delle mani, che lui considera lo specchio di un uomo.
Giulio Andreotti ascolta, nella riunione voluta da Salvo Lima a Palazzo Ferrajoli. Il tema è cosa fare del Governo Spadolini.

Vincenzo Scotti: “Il futuro è incerto Giulio, Salvo non ha compreso che le prospettive politiche del nostro gruppo devono intrecciarsi con altre esigenze. Balzamo, Lagorio, Formica sono craxiani poco convinti, cavalcano l’onda lunga per cui dobbiamo ringraziare sempre Fanfani”.

Salvo Lima: “Ti sbagli Vincé, Fanfani ormai è fuori dai giochi, il pericolo è Craxi, stammi a sentire. Quello è ancora incazzato perché pensa che tutta la faccenda Eni è gestita da noi. Craxi non lo metti in disparte come Amintore, ha pezzi di elettorato molto fedeli”.

Franco Evangelisti: “E non ce li potemo rubà questi pezzi di elettorato? I nostri sul territorio mica c’hanno paura dei socialisti. La battaglia è battaglia, lo sanno tutti, semo alleati quanto vuoi, ma se se tratta de fa vedè il pugno d’acciaio io so sempre convinto di attivare il territorio e far vedere sul campo chi semo noi”.

Salvo Lima: “Sono d’accordo Franco, ma partiamo da una situazione di debolezza, non c’era mai successa una cosa del genere. A Palermo si chiedono se veramente siamo finiti, se veramente facciamo la fine di Fanfani, io devo dare risposte a nome del direttivo, non posso risolvere la questione dicendo che ci pensano i territori. I territori sono foglie al vento, stiamo attenti a pensare che tutti stanno sulla nostra carrozza”.

Giulio Andreotti: “La nostra carrozza sa ancora qual è la strada giusta”.

Vittorio Sbardella: “Giulio, come sempre mi trovi d’accordo, ma le questioni sollevate da Salvo non sono di secondo piano. I socialisti si rivolgono alle persone dicendo che noi siamo i vecchi pellicciai, la gente sta iniziando a credere che il vestito buono è Craxi che glielo confeziona. Io non ne faccio nemmeno una questione puramente politica, su quel piano abbiamo ancora le armi giuste per nascondere chi ci vuole male, ma penso ad una dimensione più ampia, allargo il campo verso l’immaginario politico delle persone”.

Giuseppe Ciarrapico: “Ma quale immaginario politico, la gente viene da noi come va da Craxi, noi però gli risolviamo i problemi, l’immaginario politico nun c’entra un cazzo”.

Vittorio Sbardella: “C’entra invece Giusé, credimi che c’entra. Quando alla gente dici che si sente aria nuova, che il mondo cambia e che loro ne sono i nuovi protagonisti, quelli ci credono, credono che i rapporti di forza stanno cambiando e lo sai bene poi quello che succede. Ricordati come abbiamo offuscato Aldo negli anni ’60, nessuno ci credeva, ma quando alle persone gli dici all’orecchio che il ballo non lo conduce più quella persona, escono dalla sua sala ed entrano nella tua, pagando. E stiamo attenti che non succeda proprio questo”.

Paolo Cirino Pomicino: “Cari, amici, io vi ho ascoltato, ma nessuno mi ha convinto fino in fondo. Sono d’accordo a metà con Vincenzo. A Napoli questa forza socialista io non la vedo, non la tocco. Sai come si dice a Napoli: “Lasciarlo cuocere rint all’acqua sua”. Io direi di attendere, Craxi non è pronto per dare risposte concrete, non ha i mezzi che abbiamo noi”:

Franco Evangelisti: “So d’accordo pur’io, Craxi nun c’ha gli appoggi nostri”.

Giulio Andreotti: “Gli appoggi sono fatti per consumarsi”.

Salvo Lima: “Proprio così Giulio, proprio così. Abbiamo chiesto tanto a persone che hanno bisogno di avere sempre. Non possiamo arrivare da un giorno all’altro e dirgli, sai è cambiato il vento, accomodati nelle stanze, se vuoi ti faccio la lettera di presentazione. Craxi si sta costruendo i suoi di appoggi, non ha bisogno per forza dei nostri per reggere il gioco. Non pensiamo che noi abbiamo le mani dappertutto, ci sono settori dove siamo scoperti”.

Giuseppe Ciarrapico: “Ma dove semo scoperti, dimmelo tu dove semo scoperti?

Franco Evangelisti: “In effetti Giusé, in tutto sto settore delle comunicazioni private nun c’avemo nessuno dei nostri, Craxi se sta a magnà tutto”.

Salvo Lima: “E guardate che questo è il futuro. L’industria in Italia è arrivata al massimo possibile in quanto a sfruttamento politico, le pubblica amministrazione ha bisogno di un ricambio rapido, mentre si sta affermando il mondo delle tv private, dell’edilizia aggressiva, della finanza che non aspetta il via libera da parte della politica. E questi sono tutti settori che non conosciamo”.

Vincenzo Scotti: “Non sono d’accordo Salvo, scusami se te lo dico. Ho parlato ieri con Remo Gaspari. Mi ha detto che queste persone delle tv private sono già andate a bussare mille volte alla sua porta e lui non li ha fatto nemmeno entrare”.

Salvo Lima: “Ed è un minchione, perché su di loro si inizia a giocare la partita. Craxi lo ha capito. Stiamo attenti a non farci annullare”.

Giuseppe Ciarrapico: “Annullare a noi, ma sei diventato pazzo, Salvo. Ma chi c’annulla a noi, noi semo il potere, lo vuoi capire o te ne sei dimenticato? Che è, gli amici ti chiedono ancora altre cose?”.

Giulio Andreotti: “Gli amici restano sempre amici. Basta non tradirli”.

Vittorio Sbardella: “ Ma gli amici possono allargare le proprie amicizie e giocare su più tavoli”.

Paolo Cirino Pomicino: “Da quando sono nato io conosco un solo tavolo, quello dell’interesse. A Napoli gli interessi li curiamo noi e li curiamo fin troppo bene, a Roma c’è Giulio, Salvo perché sei così nervoso, a Palermo i tuoi interessi ti stanno scappando di mano?”

Salvo Lima: “Gli interessi si stanno muovendo. Dobbiamo seguirli”.

Vincenzo Scott: “E noi li seguiamo, qual è il problema, facciamo come la Germania che ho visto prima di venire qua. Ha perso contro l’Algeria e tutti pensavano che era andata. E invece col Cile ha giocato d’attesa, ha fatto l’Italia. La forza si deve mostrare nei risultati, non andando a combattere sempre a viso aperto”.

Giulio Andreotti: “Combattere non è quasi mai vincere”.
Vittorio Sbardella: “Noi non chiediamo di combattere Giulio, lo sappiamo tutti che a noi non serve in questo momento. Ma la difesa la dobbiamo attivare, non possiamo farci trovare sempre scoperti e farci fottere in contropiede”.

Paolo Cirino Pomicino: “Noi abbiamo un grande portiere”.

Vittorio Sbardella: “Sono d’accordo ma anche il più grande portiere della storia prende gol se i difensori non sanno marcare bene. Noi stiamo subendo un attacco forte, da gente che ha imparato a giocare a pallone, io dico solo di non perdere una partita per poca attenzione. Siamo tutti dei fuoriclasse, ma tanti fuoriclasse insieme non fanno una grande squadra”.

Giuseppe Ciarrapico: “Nun hai visto il Brasile allora, noi semo come il Brasile”.

Salvo Lima: “Vediamo prima il Brasile che fa al mondiale e poi ne parliamo”.

Paolo Cirino Pomicino: “Giulio noi siamo qui anche per capire se questo governo deve essere mantenuto in vita”.

Franco Evangelisti: “Se le prospettive sono cambiate e c’è bisogno della nostra discesa in campo come titolari fissi”.

Vincenzo Scott: “Ci sono i titolari e i dirigenti, si vince di più con una grande società”.

Salvo Lima: “ Hai ragione Vincè, ma a questo punto dobbiamo capire se dobbiamo fare il tifo per questa squadra oppure no.

Giulio Andreotti: “Com’è adesso la macchina non mi piace. Il motore è ingolfato, arriveranno tempi in cui deve correre più forte di prima. Spadolini è un bravo guidatore, ma Craxi è seduto di fianco. Bisogna invitarlo a farlo scendere, fargli capire che se vuole può prendere il pullman, ma sulla nostra macchina facciamo entrare chi diciamo noi”.

Giuseppe Ciarrapico: “Così me piaci a Giù, sei sempre er migliore”.

Giulio Andreotti invita tutti ad abbandonare la stanza. Come al solito, il riporre le carte è armonioso come un gesto di bellezza musicale. Senza parlare conduce gli altri fuori, si gira su stesso e chiude la luce, un attimo dopo aver chiuso gli occhi.

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