Letteratura Sportiva

MARADONA STORIES – 4

Questa è una versione della pagina per dispositivi mobili, vedi pagina originale.

Maradona era un amico, anzi di più, era un fratello. Al Centro Paradiso volevamo cantare il suo nome, volevamo toccarlo perché ci stava levando gli schiaffi dalla faccia.
Fai conto che al Paradiso c’era solo una barra azzurra a dividerci dal campo, io ogni giovedì andavo e lo vedevo là, a portata di mano, sai quante volte avrei voluto scendere sul campo e abbracciarlo, mi costringevo a non farlo ma gli vulev dà nu bacio.
Anche perché Maradona al Paradiso era concentrato e non voleva perdere tempo con le fesserie. Un giovedì, mi pare dopo una vittoria contro la Juve, sono andato al Paradiso contento come una Pasqua.
Lui era teso, voleva restare in forma per vincere di nuovo il campionato, e infatti a fine anno lo abbiamo vinto. Durante un esercizio, gli scivola il pallone verso la tribunetta e viene a raccoglierlo. Il pallone è a un metro da me. Scendo i gradoni per andare a riprenderlo, Maradona arriva prima e dice con un’aria molto incazzata: “Stai fermo, lo prendo io”.
Al che io rimango un attimo senza parole, mi giro verso la tribuna, piena di persone che sapevano quanto Maradona rimproverava tutti in quella fase dell’anno in cui era concentrato, e dico: “Oilloc’ uagliù, ogg’ sta nervus’!”. Tutta la tribuna si strinse nelle spalle e stette in silenzio per il resto dell’allenamento. Stava nervoso e non gli dovevamo dare fastidio.


Alfonso – Imbianchino

Exit mobile version