La partita contro l’Estonia è stata giocata sempre con lo stesso modello di gioco. L’obiettivo è chiaro e giusto, avere tanti uomini capaci di alternarsi in determinate posizioni, sapendo già quale deve essere il proprio compito e cosa si troveranno una volta scesi in campo.
Il laterale di destra che si accentra e fa alzare il laterale di sinistra che diventa ala, la mezzala sinistra che aiuta il play nella prima costruzione, l’attaccante di sinistra che si muove tanto senza palla nel mezzo spazio, avendo compiti soprattutto di rifinitura, l’attaccante di destra che invece riceve spesso palla sui piedi e cerca di disordinare le difese avversarie con velocità e dribbling. Ormai questo assetto di base è mandato a memoria ed è anche per questo che vinciamo molto facilmente contro squadre modeste come l’Estonia: quando hai un’idea chiara della struttura generale della squadra e pochi ma certi compiti da svolgere poi è facile eseguire.
Ci sarebbe da valutare se tutto questo abbia sempre lo stesso impatto contro squadre più forti, ma per questa analisi mi vorrei fissare su alcune cose viste ieri.
Prima di tutto l’abbondanza che abbiamo in difesa, soprattutto se pensiamo alle vacche magre da cui veniamo. Prendiamo i cosiddetti braccetti di destra. Ne abbiamo almeno quattro convocabili: Di Lorenzo, D’Ambrosio, Florenzi e Izzo. E non è solo la quantità nazionabile a impressionarmi, ma anche il fatto che soprattutto i primi due sono giocatori molto moderni rispetto a quello che vedevamo in Italia fino a tre anni fa, capaci davvero di darci un plus tattico interessante. Se poi ci metti che il terzo gioca nella squadra vice campione d’Europa, vien da sé che siamo messi bene. Dall’altra parte avremmo Chiellini, Romagnoli, Acerbi e Bastoni. Questi quattro sono più diversi fra loro ma tutti degni di nota. Sono sincero: non mi aspettavo che in pochissimo tempo avremmo ristrutturato una difesa per la Nazionale a questo livello e con tanti interpreti.
Altra cosa che è venuta fuori ieri invece è che senza Jorginho purtroppo il nostro centrocampo è troppo disordinato. Non parlo tanto di tattica o di movimenti schematici, ma di scelte e di concetti di gioco soprattutto con la palla. Gagliardini ha giocato al suo passo senza troppo subbuglio, ma ieri sia Tonali che Soriano sono stati troppo confusionari. Pessina ha esordito nella maniera più classica possibile, giocando senza strafare cercando di essere il più pulito ma anche scarno possibile. Con un Verratti che non aiuta l’ordine, io vedo sempre più indispensabile Locatelli, anche se Barella è chiaramente il miglior calciatore italiano al momento. Non saprei come risolverla.
Infine ancora una volta ieri sera mi sono arrovellato sul buco nero chiamato centravanti. Lasagna ha giocato quasi senza toccare palla. Pellegri in venti minuti l’ha toccata una sola volta. Premettendo che Belotti e Immobile giocano sempre abbastanza male in Nazionale e non fanno una figura migliore, mi sale l’ammorbante dubbio che in quella posizione è davvero indispensabile un Firmino che non abbiamo. Un cucitore di gioco, un uomo degli incastri e non delle risoluzioni. In realtà ho dimenticato troppo in fretta il passato prossimo. Una delle migliori partite dell’Italia manciniana è stata giocata in Polonia il 14 ottobre 2018. O meglio quella è stata la partita in cui il calciatore che giocava al centro dell’attacco è stato il più decisivo. E come 9, se così vogliamo dire, in quella partita ha giocato Bernardeschi. Non so se questa potrebbe tornare ad essere l’unica soluzione possibile per avere un calciatore associativo essenziale per il nostro gioco, ma credo non debba essere riposta nel cassetto.
Europei Volley 2009: girone B. Russia favorita, Finlandia di nuovo miracolo?
Gli Europei di pallavolo, in programma in Turchia dal 3 al 13 settembre, sono il meglio che ti può accadere una volta tornati dalle vacanze. Una panoramica sui gironi prima di prenderle queste benedette vacanze è quello che ci vuole.
Settimana Nazionali

Il 26 marzo è partito anche il gruppo C di qualificazione per l’AFC Challenge Cup 2010 che si terrà in India e che promuoverà la squadra vincitrice alla Coppa d’Asia 2011. Questo gruppo è costituito da Nepal, Palestina e Kirghizistan (dopo il ritiro all’ultimo minuto dell’Afhanistan) con tutte le partite che si svolgeranno al “Dasarath Rangasala Stadium” di Kathmandu. Il primo incontro si è svolto tra i padroni di casa del forte difensore Tashi Tsering e la Palestina del fromboliere Fahed Attal, a segno 12 volte in 16 partite della nazionale, tutte nel 2006 quando raggiunse l’ottava posizione nella classifica FIFA per goal internazionali insieme a David Villa e Bastian Schweinsteiger. Quando si sfidano una buona difesa e un discreto attacco lo 0-0 diventa quasi d’obbligo.
La giornata in cui sono confluite il maggior numero di partite è stata quella di sabato 28. Al “Suphachalasai Stadium” di Bangkok la Thailandia ha nettamente battuto la Nuova Zelanda per 3-1. Il primo goal è di Simon Elliott per i neozelandesi, ex bandiera dei Los Angelse Galaxy e nella rosa della squadra olimpica insieme agli altri due fuoriquota Ryan Nelsen e Chris Killen. Scossi dal vantaggio ospite, i calciatori thailandesi hanno preso in mano le redini della partita pareggiando dopo solo un minuto con Teerasil Danda, meteora al Machester City quando c’era il musetto di Thaksin Shinawatra e buon attaccante d’area piccola. Ma questa era soprattutto la partita di Tawan Sripan, 38enne mezzala alla sua 145esima e ultima partita in Nazionale, in goal per il 2-1. Tawan ha iniziato a giocare con la Thailandia 17 anni fa e ha fatto parte del “Dream Team” che batté la Corea del Sud nella corsa alle semifinali della Coppa d’Asia 1998. I suoi due goal più importanti in Nazionale furono contro il Manchester United in un’amichevole del 2001 e con un calcio di punizione da 30 metri nella sconfitta contro l’Olanda a Bangkok nel 2007. Nel secondo tempo, dopo i festeggiamenti per Tawan, ancora una volta Danda nell’area piccola ha trafitto Paston.
Passiamo ora alle partite valevoli per le qualificazioni verso Sudafrica 2010: a Pyongyang, allo stadio dedicato a Kim Il-Sung (originariamente il “Kirim Stadium” era un campo da baseball costruito durante l’occupazione giapponese. È stato dedicato poi come migliaia di altre cose al “Grande Leader” perché proprio qui

In Africa la partita più bella è stata Burkina Faso-Guinea 4-1 giocata al “Stade du 4 aout” di Ouagadougou. I padroni di casa, come ha scritto un giornalista di “Le Faso” si sono gettati anima e corpo all’attacco afferrando alla gola la preda (e poi si parla dell’enfasi caressiana). Grande partita di Mahamoudou Kere in goal al 23,’ ma soprattutto dell’attaccante del Sochaux, Moumouni Dagano, autore di una doppietta, e del centrocampista dell’Auxerre, Alain Traore, attualmente in prestito allo Stade Brestois 29 dove sono passati negli anni anche Ribery, Ginola, Lama, Makelele e Julio Cesar, il moloch della Juve di Maifredi che voleva grande velocità nel reparto difensivo (appunto). Per la Guinea, goal del solito Pascal Feindouno, dopo tanti anni di Saint-Etienne ora all’Al-Saad, e di Kamil Zayatte, difensore dei “Tigers” dell’Hull City che sta districandosi molto bene in Premier League.
Sempre in Africa le due sorprese di giornata sono lo 0-0 della Nigeria in Mozambico, con un grande Raphael Kapango tra i pali dei padroni di casa, e la sconfitta del Marocco a Casablanca contro il Gabon. Si mettono male le cose nel girone 1 delle qualificazioni africane ai Mondiali per gli uomini di Roger Lemerre che adesso devono affrontare Togo e Camerun. Partita di perfetto catenaccio per i ragazzi di Alain Giresse, in goal con Pierre-Emerick Aubameyang, ancora di proprietà del Milan (come il fratello Willy, in prestito ad Avellino) che gioca in prestito per il Digione, e Roguy Méyé, passato a gennaio dagli ungheresi del Zalaegerszegi Torna Egylet ai turchi dell’Ankaraspor. Per il Marocco, goal quasi allo scadere di Mounir El Hamdaoui, attualmente sugli scudi nell’Az Alkmaar di Van Gaal.
Terminiamo il nostro giro delle partite nascoste di questa settimana dedicata alle nazionali con un po’ d’Europa. Una delle partite più emozionanti di questa tornata è stata Armenia-Estonia, con i padroni di casa che raccolgono il primo punto nel gruppo 5 grazie al 2-2 di Yerevan (capitale dallo skyline eccezionale, con l’Ararat che troneggia sulla città e che campeggia anche al centro dell’emblema nazionale armeno. In città è stato costruito inoltre l’altro “Giardino dei giusti”, per ricordare quelli che hanno aiutato gli armeni durante il genocidio del 1915), siglato per i padroni di casa da Henrik Mkhitaryan, centrocampista classe ’89 del Pyunik Yerevan, già in goal in Nazionale a 17 anni in un amichevole contro il Panama, e Arthur Yedigaryan, compagno di squadra di Mkhitaryan nel Pyunik. Per l’Estonia, che si era portata sul 2-1, reti di Vladimir Voskoboinikov, centravanti del Syrianska FC, (club, lo dice il nome, creato nel 1977 da emigrati siriani e turchi in Svezia), e Kaimar Saag, attaccante del Silkeborg in Danimarca.