MayPac di Andrea Bacci – Due parole sulla boxe (che si sta risvegliando?)

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Ho letto con ritardo colpevoloe “MayPac” di Andrea Bacci (Edizioni inContropiede). Poco da dire, Bacci sa sempre “tenerti su” con la lettura. Il termine non vuol dire nulla, o meglio è difficilmente spiegabile ma l’effetto è proprio quello lì. Ogni riga ti dà un’informazione. Sono libri che adoro perché alla fine ne esci ricco.

Ho intervistato Andrea per capire anche da lui cosa bolle in pentola nella boxe del futuro.

Si nota una lenta rinascita dell’interesse intorno alla boxe. Sky ha deciso di ricreare gli eventi e dare una rinfrescata a questo sport troppo spesso messo in ridicolo o in difficoltà in questi anni. Cosa ne pensi?

Che hanno fatto una scelta giusta. La boxe non solo è uno degli sport più antichi e di grande tradizione, ma anche una disciplina molto spettacolare che ancora, con i dovuti accorgimenti, può attirare attenzione del pubblico, dei mass media e degli sponsor. Ovviamente necessita di una preparazione fisica e mentale intensa e rigorosa per i suoi interpreti. Insomma, la boxe non si improvvisa ma è una vera e propria scienza.

Cosa dovrebbe fare la boxe per tornare ai fasti passati?

Ricreare personaggi veri ed eventi non segnati da risultati già preconfezionati. Penso alla brutta e forse superata moda di implementare record di pugili locali facendoli incontrare per anni con gente improvvisata e spesso priva di mestiere che veniva specialmente dall’Est Europa. Ma questo è solo una parte del problema. Soprattutto in Italia serve una mentalità imprenditoriale che possa attirare sponsor importanti e dare nuova linfa, soprattutto economica, a questo sport.

Hai visto centinaia di pugili al lavoro. Chi ti ha impressionato di più e per quale motivo.

Chi fa pugilato seriamente merita sempre un grande plauso, perché soprattutto in Italia è diventato quasi un hobby da cui non si riprendono spesso nemmeno i soldi per coprire le spese. Diciamo che, senza mancare di rispetto a nessuno, la storia di Emiliano Marsili, che a quarant’anni e da imbattuto continua la carriera sognando la chance mondiale, che lavora al porto di Civitavecchia oltre che allenarsi, è qualcosa di esemplare che la dice lunga su quali momenti passi questo sport in Italia.

Ci dici almeno tre pugili da seguire nell’immediato futuro?

In Italia il massimo leggero Fabio Turchi, figlio d’arte, il welter Dario Morello e il supergallo Luca Rigoldi. Sono ragazzi seri, che credono a quello che fanno, e che hanno i mezzi, se seguiti con attenzione e messi nelle condizioni di fare vita d’atleta, di togliersi parecchie soddisfazioni.

C’è almeno un italiano che possa darci le emozioni dei vari Oliva, Rosi, Damiani (ti sto parlando di quelli che ricordo da piccolo)?

Attenzione al già citato Fabio Turchi. Non solo è uno che ha fame, ma combattendo in una categoria “pesante” può avere grande visibilità, soprattutto internazionale.

Nelle ultime ore si parla di Mayweather che vuole sfidare McGregor, campione MMA. Ha un senso o è una pagliacciata?

Nel pugilato americano si va sempre alla ricerca dell’evento eclatante per tirare su montagne di milioni di dollari. In tutta sincerità questa non l’ho capita e non la sto nemmeno seguendo troppo.

Una delle cose che sportivamente mi ha fatto più impressione è vedere allenarsi dal vivo un pugile. Sentivi la fatica, la stanchezza, il corpo che davvero dialoga con la persona, un’esperienza terribile e ipnotica insieme. Che emozioni ti da un pugile che si allena?

Lo hai detto già te: senti una miriade di emozioni incredibili. La mia ammirazione è poi amplificata anche dal fatto che io non ho mai avuto il coraggio di farlo, il pugile. Meglio raccontare le imprese degli altri…

Sei una delle firme più prolifiche della letteratura sportiva. I tuoi libri si masticano con cautela e attenzione perché pieni di informazioni, esci dalla lettura che ne sai sempre qualcosa in più. Cosa pensi della letteratura sportiva italiana e quali i tuoi nuovi progetti?

La letteratura sportiva italiana, fatta da autori italiani, è un filone molto importante che merita maggiore attenzione a livello di distribuzione e di attenzione mediatica, anche e soprattutto di case editrice importanti. Nel panorama italiano ci sono parecchi autori bravissimi, che più di letteratura sportiva fanno “letteratura” senza troppe specificazioni. Personalmente di nuovi progetti ne ho molti, alcuni terminati, alcuni già in lettura a varie case editrici, altri ancora in embrione, che siano di boxe o di calcio, oltre che contributi in antologie che è una cosa che mi piace molto fare. Uno dei miei progetti più interessanti è anche un romanzo che parla di calcio dilettanti. Insomma di carne al fuoco ne metto sempre tanta. Il fatto, putroppo, è che nel corso degli anni è dura continuare a trovare tempo da dedicare alla stesura di un libro. In cambio, spesso, si ricevono solo complimenti. Ma se uno si diverte a fare quello che fa, come succede al sottoscritto, si va avanti lo stesso, pur abbastanza faticosamente.

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