Gia quel 3-0 del 2014 del suo Borussia Dortmund contro il Bayern invincibile in patria di Guardiola era un chiaro indizio. Se poi vi aggiungiamo la vittoria del 14 gennaio scorso per 4-3 e quella di ieri sera abbiamo un po’ di punti di appoggio per elaborare un pensiero sensato. Dietro a questa riflessione c’è la domanda del titolo: perché Klopp batte Guardiola? Detta così sembra una costante, cosa che nella loro storia non è stata. Però accade, soprattutto quando sia con il Bayern Monaco che con il Manchster City Gurdiola sembra aver raggiunto vette di perfezione attaccabili solo dalle due spagnole.
A rispondere alla mia domanda per fortuna c’è riuscito in due parole Marco Bucciantini, parlando di “fanciullesca scientificità” in riferimento al calcio di Klopp, che riesce a mandare in bambola la tensione verso la perfezione di Guardiola. Nel gioco di Klopp, al di là di innovazioni scientifiche che tutti ormai conosciamo (l’importanza dell’equilibrio nella riconquista del pallone soprattutto), c’è davvero quello che argutamente ha visto Bucciantini, un irregimentabile desiderio di imporsi e una stravaganza che tocca la superbia, quella buona però, quella che ti porta in alto.
Credo molto nella cultura del luogo e sono andato a vedere dove sono nati e cresciuti i tre attaccanti del Liverpool di ieri sera. Firmino è nato a Maceiò, indicata da tanti editors come una della 10 città più violente al mondo dove si cresce più in fretta del normale, Mané è di Sédhiou, dove da secoli domina la cultura Madinka, il cui rito di passaggio all’età adulta, il Kankurang, comprende mutilazioni genitali ma soprattutto un anno di vita da soli fra i boschi (prima, oggi si arriva a quattro settimane. Ma il bimbo può avere anche 6-7 anni), Salah invece è di Basyoun, dove si cresce nel mito del Generale El Shazly, adorato ancora in Egitto per un coraggio quasi sconsiderato dimostrato soprattutto nella Guerra dei Sei Giorni.
Una tendenza alla sfrontatezza credo sia evidente.
Quesi tre ieri sera hanno utilizzato coraggio e spudoratezza per abbattere la voglia di perfezione del Pep, assorbendo senza nessuna crisi di rigetto quella fanciullesca temerarietà ricca di concetti geometrici del gioco di Klopp di cui parlava Bucciantini.
P.S. Attenzione, la fanciullezza fa brutti scherzi. Il passaggio del turno non è al sicuro.