SOI CHAN 16 YAEK 16, KHWAENG THUNG WAT DON, KHET SATHON, KRUNG THEP MAHA NAKHON 10120, THAILANDIA

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Tutto il giorno su sto cazzo di motorino per tutta la città. È una rottura di palle che manco a dirtelo. Sul motorino è vero che si fa prima e che senza il motorino questa città non la puoi nemmeno vivere, però stare tutto il giorno sul motorino fa schifo. E mi fa pure male il culo.
Andare avanti e indietro per vicoli pieni di bambini che vogliono farsi investire, vecchie che si mettono davanti e non si vogliono spostare, gente che cerca di tamponarti e ti manda a cacare, guarda io non so voi in Europa se è così, ma qui non si riesce a campare con questo bordello.
Bello il mio capo al mattino, mi dà la pettorina arancione e mi dice vai ragazzo vai, la strada è tutta tua. Il cazzo è tutta mia, io me ne prendo solo una striscetta piccola piccola, poi è tutta di auto, carrozzelle, biciclette e persone che si mischiano come in una grande Tom Ka Gai, dove il pollo sono io e tutti cercano di prendermi sotto il prima possibile.
L’altro giorno stavo andando col motorino nella parte Nord della città quando un ambulante si mise davanti con la sua carrozzella. La stradina era piccola e io cercavo in tutti i modi di fargli capire che si doveva togliere, dovevo passare perché ero già in ritardo per la consegna e ne dovevo fare altre tre prima di andare a pranzo. Suonavo, suonavo, suonavo, ma niente da fare, per il vecchio non esistevo.
Ad un certo punto la strada si allargò leggermente e riuscii a passare fra le bancarelle e la carrozzella, mi avvicinai al vecchio che portava un cappello verde militare quasi fin sopra gli occhi e gli vomitai addosso tutta la rabbia che avevo accumulato dalla mattina. Il vecchio mi fece urlare, rallentò con la carrozzella e io abbassai la voce, continuando però a mandarlo affanculo, fino a quando si fermò in mezzo alla strada. Dietro si creò una fila di auto e motorini ma il vecchio sembrava non dargli importanza. Alzò leggermente il cappello dagli occhi, li puntò contro i miei e mi disse: “Ragazzo, tu hai paura che il sole domani mattina non nasca?”
“No, ma che cazzo c’entra adesso”, dissi io.
“Hai paura che il vento non asciughi più i tuoi abiti?”
“No.”.
“Hai paura che la luna non illumini la strada di notte?”.
“Nonno, guarda, io di notte sono così stanco che accendo la televisione e lei guarda me”.
“Hai paura che l’aria sia troppo densa per poter respirare e vivere?”.
“Vabbè dai, hai rotto il cazzo co sta roba, qual è il succo?”.
“Niente sono arrivato, levati e fammi parcheggiare”.