INSTAGRAMMABILITY DI CRISTIANO RONALDO

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Fate questo esperimento. Scrivete nel blank di google Diego Armando Maradona. Aprite un’altra finestra e scrivete Cristiano Ronaldo. Poi per entrambi cercate nell’area Immagini. Scrollate la pagina lentamente ma senza fermarvi. Vi renderete subito conto che le immagini dei due sono molto diverse. Quelle di Maradona nella maggior parte dai casi lo ritraggono con avversari o compagni di squadra. Quelle di Cristiano Ronaldo invece lo ritraggono da solo, senza nessun altro intorno. Da qui si potrebbe iniziare a parlare dell’icona solipsistica del capitalismo avanzato o della deriva parademocratica dell’uno che ci sta travolgendo, ma vorrei stare sulla percezione, parlando di instagrammability.
Instagrammability è la capacità di un’immagine di avere un effetto positivo su una determinata audience. Essendo un effetto psicologico non può avere una regola fissa, ma in questi ultimi anni si è pensato ad un’equazione possibile, ovvero che l’effetto positivo sia la somma della rappresentazione di uno stile di vita desiderato e la cattura di un instagram moment che ha un impatto particolarmente forte sull’immaginario collettivo. Per fare un esempio molto semplice, Cristiano Ronaldo che sovrasta Murru (ci sono gli avversari in questa immagine ma servono solo per marcare la differenza) nel gol alla Samp è un instagram moment ad alto gradiente iconico, con un percepito che oltrepassa il calcio e, come si scriveva, invade il campo dello stile di vita (si potrebbe dire dell’apparire o del voler essere o del voler apparire, i pareri sono diversi e in fase di definizione). E infatti se scorrete il wall di Cristiano Ronaldo pubblica per ben due volte quella immagine.

https://www.instagram.com/p/B6OtitlIzgN/


A partire proprio dal concetto di instagrammability vien da sé che la scelta della visione dei due campioni citati sia una scelta fotografica, ma è ovviamente anche una scelta culturale. I fotografi a bordo campo rispondono a precise richieste editoriali, che seguono e in parte indirizzano proposizioni dell’immaginario collettivo globale in cui siamo immersi.
Fondere scelte prospettiche di visione e immaginario collettivo crea un’alterazione percettiva che naturalmente si impossessa di tutti noi e ci accompagna nella visione/pensiero delle cose.
Faccio due esempi. Quando nella Cappella degli Scrovegni Giotto riveste di carne Dio, allontanandosi dall’icona rarefatta del bizantinismo, mette la prima pietra prospettica dell’Umanesimo. Dio è stato uomo e l’uomo è centrale nel discorso sulla divinità, sul mondo e sulla storia.
L’altro esempio riguarda invece Masaccio. Quando l’artista inizia a creare la Trinità per la terza campata della navata sinistra della basilica di Santa Maria Novella a Firenze nel 1425 mette in pratica le idee sulla prospettiva lineare di Brunelleschi, aprendoci ad un futuro in cui lo spazio diventa tridimensionale, ampio, senza più i confini percettivi della prospettiva schiacciata del Trecento. Quando Colombo nel 1492 parte da Palos l’idea che lo spazio possa essere più espanso della visione asfittica precedente è entrata nell’immaginario collettivo.
Sono due esempi molto alti, mentre per noi è giusto riportare tutto ad un discorso più leggero, il calcio (leggero mai se si tratta di una cosa così popolare, ma restiamo umili). Cosa ci dice il Cristiano Ronaldo solo nelle immagini di google? Ci potrebbe dire che anche lo sport collettivo nell’immediato futuro può voler essere percepito dai più secondo una prospettiva monodimensionale, per cui è la partita del singolo a contare più del collettivo. Se andiamo nella pratica poi questo potrebbe dire volere una visione focalizzata sul singolo atleta, con canali dedicati ad un solo calciatore, eventi con costi differenti in caso di presenza o meno dell’uno e addirittura tornei pensati sullo scontro dei singoli e non dei team, con tutto quello che significa anche solo per i diritti televisivi.