IL CALCIO AI TEMPI DELLE ELEZIONI – 1972

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Quelle del 7-8 maggio 1972 furono le prime elezioni anticipate della Repubblica italiana. Adesso ci viene l’angoscia se non ne facciamo una ogni due anni circa. La serie A questa volta non concede deroghe speciali per le elezioni e giocano tutti domenica 7 maggio. La Roma è una squadra che va, ci saranno anni molto peggiori, una squadra a dir poco “fantasiosa” con Cordova, Del Sol e Zigoni in campo ed Helenio Herrera in panchina. Quella domenica affronta il Catanzaro che andrà in B ma con un terzino sinistro che farà solo da antipasto al fratello più piccolo, Luigi Maldera. Finì 4-0 e tanti giornali il giorno dopo parlano di poca pietà giallorossa. Quando avevano tutti la luna giusta quella squadra non la fermava nessuno.

A Varese si fermò invece sull’1-1 la Fiorentina, che aveva bisogno di un uomo d’ordine a centrocampo. Solo il 15 ottobre dello stesso 1972 esordirà un certo Antognoni Giancarlo. In quella partita segnano due calciatori ancora oggi molto noti, per motivi diversi. Per il Varese segnò Carlo Petrini, nato poverissimo, centravanti dalla grande energia, poi fuggito in Francia per scappare ai creditori, una vita da film. Ha raccontato poi cos’era (cos’era?) il calcio nei suoi libri, tra cui “Nel fango del dio pallone”. Per la Viola pareggia Nevio Scala e chi non ricorda il suo 5-3-2 al Parma deve andare subito a studiare.

Era un calcio dove lo 0-0 si vedeva spesso e in fondo non dispiaceva più di tanto a nessuno. Oggi ne facciamo una tragedia. In questa giornata due, il primo Verona-Torino. Gli scaligeri sono in buona parte quelli che l’anno dopo diventeranno fatali per il Milan, mentre il Toro sarà secondo in classifica, ponendo le basi per lo scudetto del 1976. C’erano ancora Agroppi, Ferrini e Gianni Bui. Tutti e tre hanno giocato molti anni al Toro e se ne andranno nel giro di un anno prima dello scudetto. Non ho trovato le immagini di quella partita, ma di quella del dicembre dello stesso anno, terminata 3-2 per i granata, con due bellissimi gol di Mascetti e proprio di Bui.

L’altro 0-0 è quello tra Sampdoria e Inter. I nerazzurri avevano vinto lo scudetto due anni prima e in finale di Coppa dei Campioni avevano da poco incontrato una squadra mai vista prima, l’Ajax di Cruijff. Erano in fase di cambio generazionale e insieme a Corso, Jair e Burgnich, giocavano anche Bernardino Fabbian e Mauro Bellugi. La Samp di allora raccoglieva sempre alcune vecchie glorie delle grandi del Nord. C’erano Luis Suarez, Giovanni Lodetti, guidati da Accacchino. Batterli era sempre difficile. Anche qui niente immagini, ma c’è un gol di Bedin della stagione successiva che merita.

Mantova e Lanerossi Vicenza giocarono fino all’ultimo per salvarsi e questa vittoria esterna dei veneti fu decisiva. 0-1 con gol di Cesare Poli, non un calciatore qualsiasi perché uno di quelli che fecero l’impresa di far vincere al Cagliari lo scudetto nel 1970. Il gol, come vedrete dal filmato, è un po’ rocambolesco, ma serve tutto.

Bologna-Atalanta, sfida di metà classifica che termina con un pareggio. Da segnalare da una parte il gol di Savoldi alla squadra che l’ha lanciato e dall’altra Sergio Magistrelli, calciatore che ha vestito tante maglie e che ha avuto un giorno da leone. 10 novembre 1971, Italia-Francia under 21 a Bergamo, Magistrelli segna una tripletta.  Nella Francia giocavano Giresse e Lacombe. Bella la sua figurina quando era all’Inter perché aveva i capelli bagnati.

Le partite di giornata furono due. Milan-Napoli 3-0, senza storia. Il Milan seguiva ancora la scia del 1969, quando vinse la Coppa dei Campioni con i vari Cudicini, Schnellinger, Rosato, Anquilletti e Prati. Non c’era Rivera e quel giorno scese in campo quello che doveva essere il suo clone, Silvano Villa. Ripreso giovanissimo dall’Alessandria (era cresciuto nel Milan), doveva dare nuova linfa all’attacco rossonero. Quel giorno segnò il secondo gol, ma fu un discreto giocatore e basta. Il Napoli doveva avere una buona mano di vernice, anche se l’attacco Altafini-Sormani faceva ancora sospirare. Nel video mi pare di notare un Pierino Prati molto anni ’70 con barba.

Infine Juve-Cagliari, la partita che decise buona parte della corsa scudetto. I bianconeri erano i “bambini di Vycpálek” che porteranno di nuovo la Juve in alto. Segnano Furino, fregando sul tempo il difensore e Petruzzu Anastasi dopo una bella azione. Nel Cagliari c’erano ancora quasi tutti quelli che due anni prima avevano vinto lo scudetto. Segna l’uomo meno patinato ma di una classe e utilità enorme, Sergio Gori, non per niente uno dei soli sette calciatori italiani ad aver vinto 3 scudetti con 3 squadre diverse (Inter prima, Cagliari e proprio Juve poi).

P.S. In porta per la Juve Massimo Piloni. Quell’estate arriverà ai bianconeri Dino Zoff e Piloni con la Juve non giocherà mai più titolare in serie A.