La tranvata terribile che Gazzetta ha preso con Sinner (cercando di mettere adesso pezze ovunque, tipo il trafiletto di Cairo il quale dice che è innamorato del tennista) è figlia di un errore di fondo, un errore di direzione editoriale, anzi io direi ideologico.
Con Sinner Gazzetta ha scelto di scendere nell’agone della dicotomia obbligatoria in cui siamo immersi, in base al quale una scelta di stile, diciamo pure di costume ti identifica. Lo aveva detto un poeta tanti anni fa, preveggendo. In “Destra-sinistra” Giorgio Gaber ci spiegava come sempre più scelte minime (tipo farsi la doccia o il bagno) venivano interpretate come scelte ideologiche, di pensiero, di approccio all’esistenza, all’altro, al mondo. Il sottotesto era che questo fosse assurdo e da rifuggire, ma non lo abbiamo ascoltato arrivando al punto che chi tifa Djokovic è di destra perché lui è NoVax, oppure che non si può essere troppo scioccati per l’uccisione di una ragazza perché altrimenti sei contrario al patriarcato e non va bene perché io non c’entro nulla.
Ogni scelta minima ci definisce ideologicamente e nel bailamme dei social media l’identificazione e la lotta dicotomica appunto parte in un attimo.
La Gazzetta voleva puntare sul cavallo “Sinner non è italiano, ma tedesco” come tanti affermano sui social suddetti. L’idea era prendere la fetta di chi la pensa così e avvicinare un target al giornale, per avere un’identità. Diciamo che l’idea ha anche senso, ormai tutti fanno così, anche gli stessi giornali sportivi (ad esempio il CorSport ha deciso che i “giochisti” sono il male del calcio e bisogna seguire gli Allegri-Mourinho in futuro).
Ma mentre quella del CorSport è una scelta valoriale alla vecchia maniera, molto anni ’60 come quando lottavano i breriani e quelli della scuola napoletana, da cui non esce mai un vincitore vero perché le idee sono così opinabili da non avere mai la verità da mostrare, combattere la battaglia dell’italianità contro un atleta che è nato in Italia, cresciuto in Italia, svezzato in Italia, che ha costruito la sua carriera in Italia, che gioca sempre alla grande quando scende in campo con la maglia dell’Italia e che in poche parole è italiano, ti mette su un crinale pericolosissimo. Non tanto perché Sinner può farti vincere la Coppa Davis e tu fai una figura di m… clamorosa, ma semplicemente perché Sinner è italiano e quindi lotti a favore di una follia ideologica, perdente in partenza. Le ultime settimane di Sinner poi hanno creato uno sconquasso tale da far deragliare la battaglia intrapresa, che ora nel mondo dei social di cui sopra è complicato gestire.
Fare un errore di direzione così tremendo non è un cosa su cui poter soprassedere con una bella prima pagina tutta arancione, serve riflettere sul perché si è arrivati a un disastro del genere e ragionare sul futuro, magari iniziando a dare maggiore spazio a tutti gli sport dove i vari Sinner che schieriamo quasi ogni giorno sui campi di gara nel mondo eccellono. E sono tutti italiani, per giunta.