La faccenda di Thuram e Sabatini fa deflagrare in maniera ancora più roboante la strategia che la sezione sportiva di Mediaset ha messo su per stare in vita e tenerci svegli.
In grande sintesi, la questione è la seguente: non vogliamo più investire nella ciccia, lo sport live, anzi il grande calcio live (e pensare che Silvio Berlusconi è diventato Berlusconi grazie alle telenovelas, da me dette telenovele, e al calcio in diretta. Poi ha deciso di diventare Silvio, ma questo è un altro discorso) e allora per restare sulla mappa dobbiamo inventarci qualcosa sul nulla. La strategia è stata di andare contro il principio primo del giornalismo (soprattutto quello sportivo), ovvero l’imparzialità, e ostentare in ogni uscita pubblica l’essere non tanto tifosi di una squadra, ma odiatori di una squadra avversa e del loro gruppo di tifosi.
Questa strategia molto contemporanea e capace di intercettare un trend (esperienza personale: conosco un adolescente cieco, grande appassionato di calcio e tifoso dell’Inter. Pubblica un tik tok in cui parla dei nerazzurri. Riceve un sacco di commenti. Vado a leggerli e vedo per la prima volta l’abisso dell’umanità, metto la testa nella scatola e guardo in faccia la mezzanotte. Da lì capisco una cosa: a breve ci sarà il Nazismo, non si chiamerà così ma sarà quello) ha la sua dimensione mediale sui social e l’idea di partenza era smuovere interesse lì per cercare di riportare almeno una parte di quel target a guardare dei programmi dove si ha quasi nulla da offrire (non credo che aspettate Studio Sport per sapere se Locatelli stia recuperando da un infortunio).
È una strategia, secondo me è anche in parte vincente, perché è una rete che appunto non ha contenuti competitivi rispetto alle altre e quindi si potrebbe anche dire che sia giusta.
A uno sguardo leggermente più alto però fa anche molto ridere perché, ad esempio, lo stesso rigore sacrosanto dato alla Juve per un giornalista è la prova del potere infinito dei bianconeri nei palazzi che contano mentre per un altro, nello stesso programma, non solo c’era rigore ma il difensore avversario doveva essere espulso, incarcerato o mandato a Gaeta, se minorenne, ed è stato Marotta ad aver frenato questo processo più che giusto.
Insomma la sagra della melanzana applicata al calcio ma, ripeto, per loro e per il mondo in cui viviamo ha un senso.
Alcuni mi diranno, lo fa anche Adani e l’adanismo di conseguenza. In parte sì, ma almeno lì si è creata una contrapposizione dicotomica oserei dire filosofica (ho un po’ esagerato, lo so) tra il calcio del bus davanti alla porta e quello del Viva El Futbol. È sicuramente diversa e leggermente più interessante perché non cerca di solleticare proprio lo sfintere tifoso come fanno in Mediaset.
Detto questo, mi chiedevo: ma a voi questo approccio comunque piace o in fondo riuscite a sopportarlo per due volte e poi vi annoia pesantemente?