I TRE MOTIVI PER CUI HA RAGIONE GRAMELLINI

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Ieri sul Corriere della Sera, nella sua rubrica quotidiana, “Il Caffè”, Gramellini scriveva della sua esperienza in una scuola media. Alla sua domanda: “Siete tesi per la partita di stasera?”, gli è stato risposto “Quale partita?”. Il giornalista sottolineava la differenza tra i dodicenni della sua generazione e per tante di quelle a venire e questa, che conosce meglio Sinner e Tamberi rispetto a Scamacca.
Premettendo che questa è una cosa buona, andare oltre il calcio in Italia è la salvezza anche del calcio, nel mio piccolissimo confermo la sensazione e le parole di Gramellini, cercando anche di immaginare i motivi.

1) LA PASSIONE PER L’ECCELLENZA. I bambini (li potrei chiamare ragazzini e preadolescenti, ma mi soffermo sulla fase che li ha portati alle idee di oggi, quindi a quella prima dei 12 anni) vogliono sempre vincere, da sempre. Può una Nazionale italiana media e soprattutto senza il campione che sa sintetizzare l’eccellenza farti battere forte il cuore? Difficile. Sinner oggi è il campione italiano a cui rivolgersi per essere sempre nel giusto e nel vero, dove i bambini vogliono essere. Solo poi scopriranno la bellezza dell’errore e della sconfitta e magari andranno oltre Sinner.

2) LA DIETA MEDIALE. Per la prima volta nella storia i mezzi di comunicazione attraverso cui noi adulti conosciamo il mondo non è lo stesso di quello dei bambini. Ma non è tanto una questione di mezzo in sé, bisogna essere attenti su questo punto. La differenza non sta nel fatto che prima dagli 0 ai 99 anni o si leggevano i giornali o si guardava la televisione, mentre oggi ci sono altri canali di informazione. Sui social media passano la maggior parte del loro tempo anche gli adulti, per cui non è, come scrivevo, la diversità del mezzo a fare la differenza, ma il come sono proposti i contenuti del mezzo che ne fanno uno strumento diverso per ognuno.
Prima si poteva scegliere di leggere l’Unità o Il Corriere della Sera, si poteva scegliere di vedere Rai 1 o Canale 5 e così via. C’era già una molteplicità di visioni, ma erano visioni di una stessa realtà.
Oggi i flow derivanti dalle scelte comportamentali fatte su TikTok creano mondi differenti, a cui nessun altro ha accesso. Per fare un esempio molto concreto rispetto al tema. Fino a 5 anni fa, se quella sera giocava la Nazionale il mezzo di comunicazione che usavi per informarti o divertirti te lo avrebbe in qualche modo detto. Oggi è possibile stare cinque ore davanti a un mezzo di comunicazione senza che lui ti suggerisca quell’evento. Questo avviene perché fino a quel momento gli hai mostrato un comportamento in base al quale quell’evento non ti interessa. E allora, invece di farti sapere della partita della Nazionale, perché non riproporti sempre nuove immagini di tennis a cui invece hai dimostrato di appassionarti? Secondo una logica più cinica, ma anche più vera: perché devo pensare di venderti una cosa a cui non sei interessato, mentre potrei spingerti a comprare qualcosa a cui so già che tieni?

3) E-SPORT EXPERIENCE. Per l’esperienza che ho con i bambini, oggi una fetta di realtà (ditemi voi se troppo grande o giusta) viene fatta attraverso la logica del gaming. Chi gioca a calcio sulle piattaforme di gaming si affeziona a quello sport in modo totalmente differente rispetto al modo classico. Per questo motivo, se entri in una scuola di dodicenni e dici: “Siete tesi per la partita di Mbappé di stasera?”, nessuno ti risponde: “Chi è Mbappé” (e questo richiama anche il primo punto).

Questo è giusto, buono, onesto, poco nazionalistico? Per me è giusto. I bambini scelgono sempre il meglio che c’è su piazza. Bisognerebbe seguirli, invece di giudicarli. Loro sanno divertirsi meglio di noi.