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Haruki Murakami ha scritto: “E quando pensi che sia troppo tardi, è proprio allora che tutto comincia”. Calza alla perfezione sulle vicende natatorie di Simona Quadarella. Proprio quando nessuno più guardava verso la sua direzione ha fatto scintille, nuove scintille, anzi scintille mai viste prima.
Pensiamo da sempre allo sport come la curva gaussiana più classica che c’è. All’inizio non si può vincere perché di regola il corpo non è pronto e la mente non è esperta. Poi si inizia a farlo, fino ad arrivare al punto più alto, dove il massimo si raggiunge a seconda delle condizioni.
Poi si deve inevitabilmente scendere. Negli anni ce lo hanno detto fine carriera complicati e smorti, uscite di scena a volte anche penose e stantìe. Oggi questa curva si è sballata e Quadarella (ma non solo) ne ha creata un’altra, più morbida e anche più stabile. Non ci sono ascese e cadute obbligatorie, ma fasi di un percorso fortemente vallonato per colpa del quale sono saltate anche delle frasi ormai strafatte. Mai più dare per certo un talento e mai dare per scaduto un atleta. Il “quando” deve succedere non è più regolato e regolare.
