Letteratura Sportiva

COME DOVREBBE ESSERE LO SPORT CONTEMPORANEO PER PASOLINI

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Dopo aver assistito ad alcune gare di atletica di Roma ’60, Pasolini per Vie Nuove riflette su quello che secondo lui dello sport piaceva alle persone, tema estremamente interessante anche oggi per tutti gli sport contemporanei. Scriveva che i presenti alle gare “non amano la brevità squisita di un endecasillabo” e che i 400 e i 1500 metri in questo senso si rivelano “due istanti sublimi per spettatori delusi e desiderosi di altra, più leggibile, distesa e drammatica emozione”.
Di fronte a queste parole, cosa è cambiato? Oggi tutti gli sport cercano quella squisita brevità di cui parlava il poeta, che già al tempo però lasciava delusi. La “brevità squisita” oggi è scelta perché rende più facile la trasmissione emotiva attraverso i novissimi media e rende possibile la fruizione dei contenuti, come un video su TikTok ad esempio, ritenuto il tempo giusto di attenzione dedicabile a questi momenti.
Quindi quello che Pasolini aveva visto si è ribaltato? Ragionando poi sulla seconda parte della riflessione, le cose forse stanno in un altro modo. Vero è che la brevità squisita crea il contenuto perfetto per la visione frammentata attuale e quindi per il raggiungimento di un target considerato non più inserito nell’ecosistema della fruizione sportiva classica, ma allo stesso tempo i numeri ci dicono che poi tanta di quella fulminea attenzione resta confinata lì, sullo schermo, per pochi, magari squisiti, ma sempre pochi secondi. Tutti gli sport infatti stanno cercando altre strade per tornare a essere appassionanti davvero per un pubblico che cerca invece passione in altre attività-prodotti che riescono meglio a coinvolgerlo.
E allora si dovrebbe ragionare su quei tre aggettivi pasoliniani legati all’emozione che le persone cercano: leggibile, distesa, drammatica.
Le leggibilità è a serio rischio nello Sport che non ha visto tanto stravolgere le sue regole di base ma che cambia in continuazione format. La leggibilità potrebbe resistere in tornei semplici e continui, che seguono una scansione anche più naturale, diciamo tradizionale (nel senso buono del termine), della proposta di intrattenimento.
La distensione invece manca del tutto, a partire dai ritmi attraverso cui viene proposto lo Sport (ma davvero qualcuno regge l’attenzione e l’interesse nei confronti di uno sport per 365 giorni l’anno?) e poi nel racconto. Non si può pensare oggi a un racconto di qualsiasi sport in cui il momento highlight non venga sottolineato e “cantato” o ancora meglio urlato. Un evento sportivo vive, perché raccontato così, unicamente di picchi emotivi, che alla fine creano una fruizione sciatta, al massimo ondivaga e che si sta scoprendo povera (anche per ripagare tutto l’impegno per mettere su il carrozzone).
Infine la drammaticità, che si lega al concetto precedente. δράω significa fare, agire e Pasolini sceglie quell’aggettivo con questa accezione. Il dramma non è la continua e obbligatoria ricerca di pathos, ma è nella costruzione-narrazione di un percorso che il dramma accade e ci coinvolge. Se l’emozione è continua, il dramma perde ἔπος, ovvero la forza della parola articolata e quindi dell’emozione diluita e vera, quella che resta. Se tutto è frammentato in un bisogno necessario di picchi emotivi resta poco, un’immagine, pochi secondi di gioco e questo, parlando in prosa, è poco vendibile o comunque dà poco profitto. Uno Sport leggibile, disteso e drammatico può creare un racconto leggibile, disteso e drammatico che, accordandoci all’idea pasoliniana, può essere anche più desiderato e quindi comprato dalle persone, di tutte le età.

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