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Qualche settimana fa l’Italia ha appoggiato quasi in massa l’introduzione di petaloso nel nostro vocabolario. La storia era molto carina, l’aveva chiesto all’Accademia della Crusca una maestra dopo che un suo piccolo alunno aveva scritto petaloso in un tema. Poiché la storia del Leicester quest’anno non è stata meno sognante e trascinante del petalosismo, sarebbe giusto far diventare Leicester un sostantivo che voglia significare “vittoria inaspettata e quasi miracolosa”, “risultato incredibile raggiunto a dispetto delle prospettive iniziali”.
Usiamo Corea per “sciagura” e “disastro totale”, perché non prendiamo al volo questa occasione per una nuova parola che saremo almeno felici di usare?
Era già successo, ma quest’anno ben due volte, con Juve e Leicester (fino ad oggi). Il calcio a listelli ci ha tolto la bellezza della festa-titolo allo stadio. Niente più batticuori in una grande comunità che terrà quel ricordo come uno dei fondamenti del suo stare e crescere insieme. Al massimo gruppi piccoli che festeggiano al bar, al pub, al club dei tifosi, cantandola e suonandola senza nessun atmosfera sociale di condivisione.
Forse l’obiettivo del calcio del futuro è quello che abbiamo visto in questi giorni: gli stadi diventano semplici studi di registrazione senza pubblico così da realizzare poi un format da mandare in tv o in rete montato e preprarato a dovere in post-produzione. I tifosi devono organizzarsi in piccoli comunità o meglio ancora da soli a casa per la visione delle partite, così da moltiplicare i dati dei contatti e avere una voce più forte sui diritti di vendita degli eventi una volta prodotti. Il calcio registrato e solitario ci aspetta dietro l’angolo.