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Quante domande attorno alla Germania. La Germania?
Ecco la prima. La squadra delle competizioni, mai una Nazionale presentatasi a un Mondiale o Europeo che è andata sotto il suo standard, anche quando sono arrivati in Francia nel 1998 con Matthäusche aveva 37 anni, Köpke36 e gli altri come Kohler, Möller, Hassler che vedevano alle spalle i giorni belli. Più dei quarti quella squadra non poteva raggiungere e quarti furono. Stavolta si rischia di uscire per la seconda volta ai gironi, una cosa mai immaginata fino a quando poi non succede (tipo che ai Mondiali per due volte di fila non ci vai proprio).
Seconda domanda. Perché? Risposte assortite. Il campionato con il Bayern Monaco che quest’anno vincerà l’undicesimo Meisterschale di fila conta? Penso di sì. In Italia nel decennio bianconero la Nazionale ha giocato un Mondiale ridicolo in Brasile e ne ha saltato uno. La poca competitività non solo non fa crescere i calciatori in contesti difficili ma atrofizza le idee di tutti, allenatori, calciatori, preparatori atletici, presidenti e tifosi. Se il campionato è già vinto a dicembre, il movimento si insterilisce. Succede anche in Francia? No, ma solo perché i calciatori francesi giocano ovunque in Europa, il problema sulla Nazionale non ricade in questo caso.
Mancano i talenti? Musiala è già oggi il faro della squadra ed è un 2003, Havertz (classe ’99) è indiscutibilmente un ottimo attaccante e ha deciso una finale di Champions League, Sané e Gnabry sono ancora giovani e già determinanti anche in Europa. Una cosa non ho capito ed è secondo me importante. Quando l’Under 21 tedesca nel 2009 vinse gli Europei, c’erano Neuer, Boateng, Khedira, Ozil, Hummels, tutta gente che poi è diventata il perno della Germania e ha vinto Brasile 2014.
Negli ultimi cinque anni la Germania ha vinto gli Europei Under 21 per altre due volte con Jonathan Tah, Mahmoud Dahoud, Maximilian Arnold, Nadiem Amiri, Arne Maier, Salih Özcan, Ridle Baku. Calciatori buoni se non ottimi che non sono mai stati da Nazionale maggiore e sono rimasti in Germania nelle “altre” squadre. Si ritorna così al discorso di prima: in un campionato non competitivo non sono cresciuti diventando elementi da Nazionale (certo, poi c’è gente come Bellingham che diventa Bellingham anche nel Borussia Dortmund, ma i campionissimi sono davvero pochi).
Ultima domanda: se esce ai gironi nel secondo Mondiale consecutivo, che succede? Difficile da capire. Per quel che ho letto, Flick era una sorta di ancora di salvezza fino alla partita con il Giappone, per cui farlo saltare provocherebbe ancora più angoscia (un po’ come se dopo la Macedonia del Nord noi avessimo allontanato Mancini, che aveva appena vinto un Europeo). Forse l’idea è resettare, ma il materiale umano è questo. Il Bayern Monaco ha già tutto quello che può avere di tedesco e nazionabile in rosa, penso non possa e non voglia per competere con le grandi d’Europa scegliere la strada ipernazionalista per dare una mano alla Nazionale. Il nostro futuro è buio perché è buio il presente e in un certo senso questo ti aiuta perché puoi sperimentare, come sta facendo Mancini. Il presente in Germania ha un certo chiarore e questo ti porta a frenare quando invece devi accelerare. Di sicuro la partita con la Spagna di stasera è uno spartiacque decisivo per la Nazionale che non sbagliava mai.