Letteratura Sportiva

PERCHE’ ROBERTO RUSSO E IL VOLLEY ITALIANO DEVONO RINGRAZIARE UN POETA

Roberto Russo

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Tutti, non esageriamo, molti conoscono oggi Roberto Russo. E’ il centrale di Perugia e della Nazionale italiana di volley, l’uomo che ha murato e attaccato portandoci, insieme ai compagni di squadra, alla vittoria dei Mondiali.
Roberto è siciliano, di Palermo o meglio ancora di Partinico e deve ringraziare un poeta, anche per la sua medaglia d’oro (le sue medaglie d’oro, sono due).
Sì, perché a portare la pallavolo a Caltanisetta e a darle una spinta decisiva per l’affermazione nell’intera regione bisogna ascoltare la storia di Emilio Milan. Milan è tante cose, prima di tutto figlio di Attilio, veneto ma trasferitosi in Sicilia per lavorare alla Banca Commerciale Italiana. Nacque e visse da siciliano Emilio e studiò al Liceo “Ruggero Settimo” di Caltanisetta, uno dei più antichi licei della Sicilia. Invase l’Albania con i nostri prodi un po’ appannati ma, da poeta, tornò a casa non col bottino o la terra, ma con l’amore della sua vita, Marika Terpu, albanese appunto e conosciuta proprio durante la guerra.
Si laureò in Giurisprudenza ma amava lo sport e l’idea di insegnarlo. Prese il diploma di Educazione Fisica e andò a insegnare proprio nel liceo dove aveva studiato. Intanto poi poetava, spesso in dialetto siciliano, e i titoli dei suoi libri sono così belli da lasciare fermi: “Il Sud non ha occhi celesti”, “A cosa pensano gli uccelli quando volano?”, “Qual era la domanda?”
Roberto Russo deve ringraziare Emilio Milan perché, non si sa bene come, negli anni Quaranta conobbe un gioco fatto con la palla che si muove per aria, una rete a dividere le squadre e la voglia di saltare il più in alto possibile. Milan portò letteralmente la pallavolo a Caltanisetta e ne diffuse regole e principi ovunque, inondando la Sicilia di questo gioco. Oggi c’è un bicampione del mondo siciliano di volley e Milan avrebbe scritto una poesia su questo gioco così bella da far gioire.

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