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Il gioco del Paraguay è antico, non ha nulla di bello e ha solo un elemento di contemporaneità: il pressing totale dell’intera squadra. Ed è proprio questa la carta vincente. A furia di parlare di pressing di squadra, pensiamo davvero che le squadre lo attuino. Ma provate a vedere quello che fa senza palla Haedo Valdez, rispetto a quello che fa Cassano, Balotelli, Torres, Drogba, Rooney. Il Paraguay pressa l’avversario all’interno della sua metà campo, stringendo così tanto gli spazi di gioco che nessuna squadra, a differenza del Brasile capace di far correre il pallone in spazi ristretti, riesce solo ad intravedere la porta di Villar.
Il gioco di Martino è l’esatto opposto della wave portoghese di Mourinho e Vilas Boas: mentre i lusitani cercano di occupare con e senza palla il maggiore spazio possibile della metà campo avversaria, il Paraguay occupa invece il maggior spazio possibile della sua metà campo, anche quando si lancia in attacco. A pensarci bene non è catenaccio e non c’è da scomodare il passato, quella del Paraguay è una sorta di antimateria tattica; dove il calcio portoghese costruisce, il Paraguay chiede la distruzione, in fondo due cartine di tornasole di un’idea tattica votata al restringimento degli spazi di passaggio altrui, ma in spazi del campo assolutamente opposti. Basti vedere come l’Inter di Mourinho ha fatto il Paraguay contro il Barcellona.