Qui bisogna essere onesti. Come tutti i sognatori guardiamo al futuro, mentre il passato ci riempie di scappellotti. I numeri si sprecano nelle architetture tattiche del calcio contemporaneo, il dispaccio mattutino dice che 4 attaccanti possono coesistere e il Porto di Vilas Boas ha perfezionato l’occupazione totale degli spazi nella metà campo avversaria ideata da Mourinho. Nel momento esatto in cui pensiamo a tutto questo ben di Dio, ti arriva un Paraguay qualsiasi, finalista di Copa America 2011 e l’unica squadra negli ultimi tre anni ad aver praticamente battuto (i rigori fanno parte del calcio, ma con la difesa paraguaiana il gioco del “se” ha un valore) la Spagna in una gara ufficiale (la Confederations Cup è fatta apposta per far divertire i brasiliani che le hanno infatti vinto quasi tutte).
Il gioco del Paraguay è antico, non ha nulla di bello e ha solo un elemento di contemporaneità: il pressing totale dell’intera squadra. Ed è proprio questa la carta vincente. A furia di parlare di pressing di squadra, pensiamo davvero che le squadre lo attuino. Ma provate a vedere quello che fa senza palla Haedo Valdez, rispetto a quello che fa Cassano, Balotelli, Torres, Drogba, Rooney. Il Paraguay pressa l’avversario all’interno della sua metà campo, stringendo così tanto gli spazi di gioco che nessuna squadra, a differenza del Brasile capace di far correre il pallone in spazi ristretti, riesce solo ad intravedere la porta di Villar.
Il gioco di Martino è l’esatto opposto della wave portoghese di Mourinho e Vilas Boas: mentre i lusitani cercano di occupare con e senza palla il maggiore spazio possibile della metà campo avversaria, il Paraguay occupa invece il maggior spazio possibile della sua metà campo, anche quando si lancia in attacco. A pensarci bene non è catenaccio e non c’è da scomodare il passato, quella del Paraguay è una sorta di antimateria tattica; dove il calcio portoghese costruisce, il Paraguay chiede la distruzione, in fondo due cartine di tornasole di un’idea tattica votata al restringimento degli spazi di passaggio altrui, ma in spazi del campo assolutamente opposti. Basti vedere come l’Inter di Mourinho ha fatto il Paraguay contro il Barcellona.
Io ho visto per intero Paraguay-Venezuela. E mi sono sfibrato. Passi il pressing esasperante, e ci sta tutto. Ma per il resto, sembra una squadra di una pochezza disarmante. Tolto Valdez che corre, ma che comunque non sembra un fromboliere, tolto Estigarribia, che mi pare uno che sa tenere il pallone, il resto è mediocre.
Martino deve ringraziare Villar e i pali del Venezuela, per essere arrivato dov’è. Il Venezuela, meglio del Paraguay a livello di gioco, benedire i pali del Cile e la papera di Bravo. Il Perù deve ringraziare Martinez della Colombia, ma poi ha dimostrato ben poco contro l’Uruguay, che merita di stare dov’è, soprattutto a livello di nervi.
Molte partite sono state giocate con tatticismi esasperati, alla faccia del futebòl sudamericano. Per me questa coppa, come forse hai letto, la stanno decidendo i portieri più che gli schemi.
Tutto giusto e molto interessante… va aggiunto però che una tattica del genere (più nel caso paraguaiano che nell’inter mourinhana di barcellona) richiede la buona stella dalla propria parte. Non dimentichiamo i 3 pali del venezuela, senza i quali probabilmente la storia sarebbe stata differente.
Tutto giusto, ovviamente il culo ci vuole sempre, però l’idea di non far giocare gli altri sta facendo ormai accademia.
Già. Giusto non far giocare gli altri. Ma un poco poco TU devi saper giocare. Ecco perchè l’Inter di Mourinho se lo potè permettere. La fortuna è una puttana.
Non solo a livello di nazionali purtroppo… sarà un caso che il buon Delio Rossi sia rimasto disoccupato?