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Trovare un buon movimento è difficile ma Facchetti ci riesce grazie al punto di vista, correttamente in prima persona, che dà non solo freschezza ai ricordi ma anche allo stile della narrazione. Raccontare gli affetti forse è un esercizio semplice. Ma non è facile farlo con il cuore tra le mani, come fa l’autore. Il padre è tante cose e raccontarlo è una prova. Superarla vuol dire passarci un significato dato alla vita, la cosa migliore che può fare un figlio.
L’ultima nota riguarda il titolo, “Se no che gente saremmo”, citazione dell’Arpino di “Azzurro Tenebra”. Poiché il libro vuole parlare di valori, più che di uomini, la scelta è geniale. Lo stesso libro intitolato “Facchetti, mio padre” o “Vi racconto Facchetti” sarebbe stato molto diverso.