Fughe e vittoria. Tante e una sola. Che non arriva mai, non la raggiungi se non col sogno, il desiderio, con il racconto. E allora 20 racconti di fughe quelle raccolte in “Fughe per la vittoria” (BIMED Edizioni), scritte dagli autori dell’Osvaldo Soriano Football Club per sostenere
Fughe all’indietro, come quella di Marco Mathieu, con il racconto raccontato della signora Paola sul grande Torino. Erano sì i ragazzi più bravi nel giocare al pallone e quelli di cui tutti la città parlava, ma anche quelli che si coprivano di brillantina perché così andava e facevano gli scherzi con le pesche e la banana per far fintamente arrossire le signorine.
Fughe senza meta di Paolo Sollier, fantastiche come tutti noi vorremmo. E poi la fuga incontra la realtà, quella cosa con la faccia da schiaffi. Che fai, t’incazzi? I migliori ripartono, tutti gli altri diventano lavoratori dipendenti con quattordicesima.
Fughe immaginate di Mirko Romano, sempre più nostro pane quotidiano. Un termine che calza per la generazione che viviamo è illlusionabile. Tutto sembra un traguardo in meno da raggiungere. Il passo dopo però la stessa disperazione.
Fughe in avanti di Enrico Remmert, come a suggellare l’attimo in cui si diventa quello che si è (almeno per il bigliettino da visita). Il momento è nell’aria, capire quando è arrivato ce lo fa rivivere mille volte, con la stessa felicità.
Le fughe per la sconfitta di Sandro Sartori, e quelle (oh! finalmente) per la vittoria di Marco Bernini, che portano però allo stesso punto, descritto in tre pagine dall’ultimo racconto di Gianluca Favetto: un luogo dove un uomo può deviare e pulirsi il culo mentre il mondo procede col suo passo.