Quello che (mi) hanno detto questi Europei.

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vittoria-portogallo-europei-2016-ascoltiA mente gelata e ad una settimana dalla finale, un po’ di cose che questi Europei (mi) hanno detto.

Il primo dovere e di conseguenza la prima task per cui vengono giudicati i centravanti non sono più i gol o le azioni pericolose che riescono a produrre ma il lavoro di pressing e, possiamo dire senza errore, di marcatura ad uomo del regista basso avversario. In questi Europei abbiamo visto pochissimo gioco armonioso perché tutti i principali creatori di gioco dal basso erano marcati con ferocia dai centravanti avversari (uno su tutti, Kroos da Giroud). Difensivamente è molto meglio avere un centravanti che sa marcare ad uomo che un difensore abile nella stessa cosa. È un po’ forzata ma ci sta.

L’Inghilterra vista in Francia non era assolutamente una cattiva squadra. Terzini magari arruffoni ma molto presenti in appoggio, un buon distributore di gioco come Dier, mezzeali che potranno fare sfracelli, soprattutto Alli e attaccanti diversi che sanno fare molte cose. Con l’Islanda hanno perso per pura inesperienza ma prima avevano fatto vedere ottime cose. Se trovano un portiere decente e uno al posto di Rooney che lì non ha senso faranno un grande Mondiale.

Il primo torneo senza Pirlo e Xavi ha prodotto gioco molto poco fantasioso e statico. È stato un meraviglioso torneo per la tattica, ma i calciatori bravi servono ancora.

La grande moda (quasi dogma) sono le ali invertite. Ma siamo sicuri che servono ancora? Non ho visto grandi esterni d’attacco che hanno giocato in questo modo (forse solo David Silva è stato decisivo in alcune fasi delle partite della Spagna). La migliore coppia di ali del torneo sono state quelle della Polonia, Kuba Blaszczykowski, a destra e di piede destro, e Kamil Grosicki, ambidestro ma molto bravo nel toccare la palla di sinistro come per l’assist a Lewandowski per il gol contro il Portogallo negli ottavi di finale. Che dite, ritorniamo alle ali pre-Zaccheroniane?

Ci sono state partite decise dai Big Data, ovvero tutti i dati che strumenti avanzati di analisi calcistica riescono a fornire e analisti riescono a decrittare al meglio per conoscere l’avversario e predisporre strategie di contrasto più che di offesa. La Germania ci ha battuto partendo da queste analisi, come anche il Portogallo è riuscito a giocare partite molto diverse fra loro contro la Polonia e contro la Francia.

Il pressing totale guardiolano non lo fa più nessuno, l’unica squadra a svilupparlo per lunghe sezioni della partita è la Germania. Tutti adesso fanno pressing molto mirato quando si accelera il ritmo, pressano dai 40 metri in giù rispetto alla propria porta e invece di andare sull’uomo si cerca di schermare gli angoli di passaggio. Questo perché un eventuale recupero del pallone fa trovare la propria squadra in una situazione attiva e di ribaltamento molto più veloce del pallone.

Nella finale di Parigi c’erano Raphael Guerreiro, William Carvalho e Joao Mario, secondi all’Europeo Under 21 l’anno precedente. Qualcosa conta programmare in questo modo.

Per come è stato decisivo per la sua squadra, il miglior giocatore dell’Europeo è stato Perisic.
Il 4-3-3 è stato il modulo scelto dai più ma con tante interpretazioni differenti. Sicuramente quella classica, con le ali larghe, è stata la scelta meno performante e ormai quasi in soffitta.

Incredibilmente abbiamo visto sprazzi di numeri 10, ormai dati per definitivamente scomparsi. Per come hanno giocato e soprattutto dove, Payet, Hoolahan, Shaquiri, Ozil, quel poco Pjaca visto e Hazard erano a tutti gli effetti dei numeri 10. E chi se l’aspettava.

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