Qualche giorno fa sono stato al CONI di Roma. Nella Sala d’Onore c’è un enorme dipinto, il cui titolo ufficiale è “Apoteosi del fascismo” di Luigi Montanarini.
Io ci sono capitato per caso in quella sala, ho sbagliato scalinata, dovevo andare a destra invece che a sinistra. Sono entrato e mi ha fatto impressione. Ho postato la foto del dipinto su Facebook, corredandola con una stronzata: “Ma è legale?”. La questione non riguarda la legalità, ormai quel quadro è storia.
Tanti mi hanno risposto e penso di aver meglio cosa è quel quadro oggi. Come scrivevo, è storia, ma un quadro enorme di Mussolini “campione” della sua epoca non può non essere cronaca, anche perché c’è gente che alle prossime elezioni parlerà di Mussolini come riferimento per la politica sociale e per quel che pensava di chi entrava da straniero nel nostro paese.
In questo senso quel quadro deve essere trattato con la massima cura in quanto reperto storico eccezionale, ma deve anche vivere nel presente ed essere spiegato secondo i fatti che dal 1944 in poi sono accaduti e accadono ancora oggi.
Edoardo Molinelli, a commento del mio post, mi ha fatto conoscere un’opera di risemantizzazione compiuta a Bolzano su un bassorilievo lungo 32 metri e alto 5, raffigurante Mussolini a cavallo, corredato della scritta “Credere, obbedire combattere”, sulla facciata del Palazzo delle Finanze in piazza Tribunale. L’amministrazione provinciale ha fatto aggiungere la scritta «Nessuno ha il diritto di obbedire», che è una citazione della scrittrice e filosofa Hannah Arendt.
Ho visto delle foto e la scritta luminosa non mi piace dove è stata posizionata, al centro del bassorilievo. L’opera, se è opera d’arte e pezzo di storia deve restare così com’è, la risemantizzazione deve per me essere una sorta di didascalia di presentazione semantica del quadro, per detonarne ogni effetto nella realtà contemporanea.
Per questo motivo la mia idea sarebbe curare in ogni minimo particolare il dipinto del CONI, restaurarlo quando servirà, ma apporvi sotto, anche all’entrata della sala, una sorta di descrizione in cui al titolo e all’autore (nascondere tutto come è stato fatto per 53 anni dopo il 1944 è stata la sciocchezza più assurda) aggiungere in maniera ben visibile questa frase (è la mia idea): LO SPORT ITALIANO GLI È SOPRAVVISSUTO.
Vero che il fascismo come tutti i totalitarismi ha dato grande impulso allo sport e tutta l’area del CONI ne è la testimonianza architettonica insieme a tante altre, gli storici dello sport potranno spiegare molto meglio di me quanto è stato importante il fascismo per la creazione dello sport di alto livello in Italia, ma quella scritta per me vuole significare che al di là di tutto quello che il fascismo ha fatto per lo sport italiano, lo sport, che è un’espressione della società, è riuscito a sopravvivere a quello che il fascismo alla società italiana ha negato, in primo luogo la libertà.
Quel dipinto non si deve toccare, ma allo stesso tempo si deve anche affermare forte che quei tempi non dovranno tornare mai più.