La finale dei 100 metri di Amsterdam 1928 fu vinta dal canadese Percy Williams, che pochi anni prima aveva superato una febbre reumatica per la quale molti dottori gli avevano profetizzato che non avrebbe mai più camminato come prima.
La finale non fu molto difficile, Williams partì in prima posizione e non fu mai infastidito dagli avversari, molto più complesso fu arrivare in Olanda. Per farlo lui, insieme all’allenatore Bob Granger, lavorarono diverse settimane come camerieri e lavapiatti per le ferrovie di Vancouver. Li trovavi lì, in viaggio, per sognare un viaggio molto più lungo.
Molto spesso i treni su cui lavorava con Granger partivano dalla Canadian Pacific Railway di Granville Street, a Vancouver. Quando tornò dall’Olanda, ad aspettarlo nella stessa stazione c’erano 25000 canadesi in festa per il loro idolo.

Vinse anche i 200 ad Amsterdam (ma magari ne parliamo meglio poi). Le sue due medaglie d’oro le affidò al BC Sports Hall of Fame di Vancouver affinché venissero conservate. Nel 1980, nel momento in cui il valore dell’oro era alle stelle, le due medaglie furono rubate e mai più ritrovate.
Tra i tanti doni che i tifosi e gli appassionati gli fecero dopo la vittoria del 1928, ci fu anche un fucile. Con quel fucile, nel 1982 si suicidò, sparandosi in testa.
Secondo in quella gara arrivò Jack London, nome che fa molta scena. London gareggiava per la Gran Bretagna anche se era nato nella Guyana. Fu uno dei primi a usare i blocchi di partenza invece di scavare le buche, come facevano la maggior parte degli atleti al tempo.
Dopo l’attività agonistica divenne un ottimo pianista e lo si può vedere anche nel film “Old Bones of the River” di Marcell Varnel, a sua volta parodia di un film di Zoltán Korda, in cui faceva la parte di M’Bapi. Non finì i suoi giorni come pianista ma come portiere del St Pancras Hospital.
Terzo il tedesco Georg Lammers.
Per la prima volta nei 100 metri maschili nessun americano era salito sul podio.