Accadeva sempre di domenica

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Accadeva sempre di domenica. Le penne con il sugo di carne fumavano ariose. Mio padre che pregustava un Fiano del ‘92 con gli occhi di chi sa cosa vuol dire terra bagnata. Mia madre dipingeva mestolate di rosso sangue sulla pasta in attesa. Mio fratello rideva concentrato sulle disavventure del gatto “Razzo” tra i cuscini del divano.
La mattina della domenica era passata spenta, tra sguardi di ragazze annoiate e discussioni sugli attaccanti di fascia. Poi si saliva verso casa, ascoltando col naso gli odori della strada.
Appena a tavola, le penne chiedevano la pulizia etnica. Noi tutti (mamma compresa) venivamo rapiti: per 1 minuto e 34 secondi, oppure per 1 minuto e 53 secondi, oppure per 1 e 28 secondi, ogni domenica portati in paesini montani dove si sbuffava di freddo proprio mentre la pasta urlava la sua tiepida esistenza con formaggio.
Dopo quel minuto e rotti tornavamo alle faccende di pancia ricordandoci perfettamente di tutto quello che era successo.

11 risposte a “Accadeva sempre di domenica”

  1. Ciao Jvan,

    raccolgo volentieri il tuo invito.
    Sono passato dal tuo blog, e sono sicuro che ci ritornerò presto. Si
    vede che credi molto a quello che scrivi, che la tua è una passione
    vera.

    Rispetto al blog sono sempre un po’ disordinato ma credo che in questo
    ponte (2 giugno) starò a casa e riuscirò ad aggiornarlo e ad
    aggiungere il tuo link.

    A presto
    Carlo

  2. Ciao Jvan, ho aggiunto il tuo blog ai link. Continua così, il tuo sito è davvero godibile!

    PS Tomba, quanti ricordi, quante domeniche a forchetta in su e bocca spalancata ad ammirarlo…

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