Lo sport in Tv – 2. Rai Sport

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Rai Sport di fronte alla forza d’urto di Sky ha tirato i remi in barca ed è attraccata sui territori meno ambiti: Coppa Italia di calcio e serie inferiori, sport invernali e a volontà sport ancora più minori (dal calcio a 5 al tamburello, dall’hockey su ghiaccio alle bocce). I fari sono puntati sugli eventi planetari come Olimpiadi (fino a Pechino) e Mondiali di calcio (fino a Germania 2006) e sulle esclusive per il pubblico medio: Giro d’Italia, Tour de France e tutto il ciclismo internazionale, incontri della nazionale di calcio, formula 1 (che dà anche Sky con una copertura più tecnica) e atletica leggera. Il nuovo direttore Massimo De Luca ha cercato di dare un senso al canale tematico Rai Sport Più ma, nonostante l’NFL, ancora non ci è pienamente riuscito. Alla Rai manca il saper costruire l’appuntamento (il Super Bowl è stato pubblicizzato solo i due giorni che hanno preceduto la la gara, mentre a Sportitalia, che aveva soltanto un inviato di stanza a Tampa, ad ogni trasmissione “generalista” gli si dava la parola per 5 minuti), mancano i giornalisti riconosciuti come grandi voci di quel determinato sport (se si esclude Franco Bragagna per atletica e sci di fondo) e l’organizzazione a lungo termine (forse a causa dei continui cambiamenti al vertice dell’azienda). Oggi lo sport sulla Rai è l’ancora di salvezza del pensionato sfrattato dal divano coniugale e di chi non ne vuole sapere di Sky per lontananza culturale o disagio economico. Lo scopo dovrebbe essere a medio termine almeno quello di diventare uno spazio di riferimento per gli sport della nostra tradizione: se Sky vuole le nazionali, gliele lasci, serve di più costruire un discorso quotidiano con lo spettatore-tifoso attraverso la cronaca settimanale di sport come il basket di serie A1, il tennis di qualche grande slam e puntare forte su discipline che potrebbero creare passione popolare in futuro come il calcio femminile (la nostra Under 19 è campione d’Europa) e la pallanuoto (stiamo ricostruendo su buone basi).

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