Inghilterra "Il Maledetto United" di David Peace – 32squadre-32libri

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All’Inghilterra per diventare l’Italia lippiana del 2010 serve davvero poco. I calciatori hanno gli anni giusti, né troppo giovani né troppo andati, con l’esperienza internazionale che serve per non farsi sotto in un ottavo di finale che finisce ai rigori, c’è un centravanti che fa i goal, un centrocampo che sa reggere e aggredire l’avversario, senza scoprirsi, una difesa che fisicamente regge qualsiasi impatto. Il portiere è un enigma, ma può succedere che un portiere per un mese gioca normalmente e può bastare. I dubbi sono nella tenuta mentale. Senza birra e figa mi rendo conto che è dura, ma serve stare sul pezzo un mese e Capello può anche diventare Sir. Il portiere per me sarà ancora una volta David James. Capello ha sempre preferito un titolare esperto e un secondo di prospettiva. Qui non ha nessuno dei due, ma James è l’unico che si avvicina di più. In difesa Terry prenderà le ramanzine per le corna inflitte a Bridge ma a giugno se ne saranno dimenticati tutti. Vicino ci vedo addirittura Upson, perché seguirebbe il capitano fin dentro il fuoco, ma alla fine giocherà Ferdinand. Le fasce sono di Glen Johnson, che tanti allenatori amano, e Ashley Cole. A centrocampo non ci sono tante perplessità. Finalmente qualcuno ha capito che Lampard deve giocare mezzala e Gerrard incursore, tenendo un mediano basso, Gareth Barry, a coprire i due. Il quarto girerà in base agli avversari. Lennon, Carrick, Beckham, Wright Phillips, Milner servono per cose diverse e giocheranno tutti spezzoni di partita. L’attacco ha Rooney stella cometa e poi? Per me Agbonlahor piace a Capello e se serve freschezza giocherà. Con le squadre più deboli Crouch serve più degli altri e Emile Heskey va a finire che si fa quella mezzora quando serve dare mazzate.
Ma che libro è “Il maledetto United” di David Peace? Agli amanti, ma anche ai semplici intrattenitori occasionali di letteratura sportiva non deve mancare. Al suo interno due binari convergenti e due storie: la prima va dal Clough giocatore al Clough mito del Derby County. Con i Rams si afferma e vince un campionato impossibile nel 1971/72. Prova a giocarsi la Coppa dei Campioni, ma la Juventus e gli italiani bastardi e mariuoli lo fregano (questo fatto potrebbe non fare una grinza ma ormai è strasentito per non essere palloso). Da qui il garbuglio si complica: il Presidente e quasi l’intero consiglio direttivo non lo sopportano perché vince senza ritegno, parla senza dare quel falso rispetto che si attendono i capi, allena schiacciando il mondo di una squadra tra le sue mani. Lo licenziano e il popolo s’infuria. Lui vorrebbe diventare capopopolo ma la realtà è più brutta di qualsiasi altro incubo. Per dispetto, per sfregio, per spregio, accetta la proposta fatta al mare da un sudato emissario del Leeds United, la squadra più odiata, la squadra che vince male e sputtana le idee di Clough sul calcio e sulla vita. Don Revie ha soccorso la Nazionale in ambasce dopo la notte di Tomaszewski. A lui, che puntava all’Albione per superbia e meriti, resta la nemesi e la vendetta: allenare il Leeds distruggendo lo stile di Revie e fare propri quei calciatori che lo odiano più di qualunque altro. A questo punto si riavvolge il nastro per partire dalla prima pagina, scorrendo la storia parallela dei 44 giorni di Clough al Leeds, in un delirio di cattiverie a cui tutti partecipano. I nomi e i caratteri di quegli anni scorrono per farsi ricordare e ripulire l’aria idiota che molti di loro hanno oggi. Questo il pregio primo, far vivere un’atmosfera calcistica che oggi esiste solo nelle sue sfaccettature impure. È una sfida di orgogli che ormai non si vede più. Domina l’idea malsana che siamo tutti professionisti.
Il libro è eccezionale perché vive dei pensieri di Clough, che sa di essere burattinaio e burattino insieme, e che conosce il mondo in cui vive. Non sembra mai vittima Clough, perché domina qualsiasi situazione, anche quelle in cui è disperato, anche quando perde in campo e nella vita, sa che il suo destino non si fermerà lì, sa che tutto ritornerà a girare nel suo verso.
Il libro è un turbine da cui non riesci ad uscire, anche grazie ad una scrittura martellante, che non lascia respiro, fatta di frasi che si arrotolano su se stesse e corrono veloci, lasciandoti l’esperienza dell’emozione provata attraverso gli occhi.
Ma Clough è un santo o un diavolo? Di sicuro è un uomo e David Peace ce lo fa capire bene, senza fermarsi all’immaginato. Un tuffo in un cervello. Fatastico.

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