Federico Buffa nel fabulismo sportivo (forse l’unico realmente sensato oggi. Nessuno riesce più a raccontarci con questa chiave le vicende della storia, dell’uomo (eccezione Mankind), dell’evoluzione, delle scienze) ha raggiunto un altipiano sensazionale. Accorda atmosfere e competenze senza cali di ritmo, un mezzo miracolo se pensiamo a quanto è difficile tenere incollate le due cose.
“L’NBA dei vostri padri” e gli speciali su Maradona e Arpad Weisz hanno mostrato un nuovo modello del raccontare sportivo televisivo che va oltre “Sfide”, programma di aneddotistica accurata, abile nel rimanere popolare e diventare subito una lovemark di settore coinvolgendo gli attori protagonisti.
Buffa e il suo raccontare ne è il superamento perché rinnega fin da subito la condivisione del “c’ero anchio”. Riprendendo dalle esperienze one man show che hanno buon trend e da quelle di teatro civile alla Paolini costruisce una narrazione tutta soggettiva e ipercompetente, che induce poco allo scambio e si fonde sulla garanzia e la fiducia riposta in chi parla per ammaestrare.
Mentre “Sfide” è inquadramento popolare e diffuso delle vicende sportive, Buffa (chiamiamolo così per adesso) è sottolineatura d’elite che non si differenzia per gli argomenti (Maradona è “il tema”, direbbe lui stesso) ma per scelte narrative e stile di scrittura.
La scrittura di Sfide è cronachistica e sempre più basata rispetto agli inizi sugli scambi con gli sportivi o i coinvolti nella storia raccontata, quella di Buffa è pienamente destrutturata, pescante in settori oltresportivi (musica eletteratura soprattutto) e capace di giocare su toni linguistici molto differenti (e il cambio continuo di lingue parlate accentua ancora di più queste montagne russe).
La mia idea? Un format meglio definito in cui Buffa (e tutti gli altri autori ovviamente) può strutturare un percorso narrativo più completo e meno a chiazze come adesso è l’NBA dei vostri padri. Un luogo televisivo nuovo dove raccontare sport partendo da questo nuovo modello.
E qui sarà fondamentale fare intervistare le personalità scelte direttamente da Buffa. Verranno fuori cose interessanti.
Per chi non ha visto e vuole entrarci dentro al meglio, Buffa racconta Maravich: