Non è il mio primo pensiero la mattina ma mi chiedo spesso perché il calcio italiano si è disintegrato in questo modo, perché è solo il vecchio zio moribondo di quello degli anni ’80 e ’90.
In giro e sui giornali esprimono quasi tutti le stesse opinioni: non abbiamo più soldi, non ci sono le strutture adatte, i calciatori non hanno la fame di un tempo,i presidenti non sanno fare business.
Avevo dato per buone tutte o alcune di queste risposte ma un bel giorno mi sono chiesto:
– Ma siamo sicuri che negli anni ’80 i soldi dei nostri presidenti erano tanti di più rispetto a quelli inglesi, tedeschi, ecc? Il miglior calciatore europeo dei primi anni ’80 è stato comprato a suon di marchi dall’Amburgo, per cui diciamo che i soldi li hanno sempre speso tutti come e quanto noi.
– Ma gli stadi inglesi di una volta erano meglio o peggio dei nostri? Storia insegna che erano molto peggio e per fortuna sono stati messi a nuovo o addirittura costruiti da zero.
– I calciatori di un tempo guadagnavano in proporzione più o meno di quelli di adesso? Sentii una volta Paolo Rossi dire che lui alla Juve guadagnava anche troppo per quello che poteva solo immaginare di spendere.
-I presidenti di oggi ci guadagnano più o meno rispetto a quelli di un tempo? De Laurentiis ha insegnato a tutti che con il calcio ci si può addirittura guadagnare.
Posto tutto questo ho pensato che se il calcio inglese, tedesco e spagnolo sono così belli e il nostro invece fa schifo il motivo può essere un altro.
E secondo me è la perdita totale della ritualità.
Per anni abbiamo costruito uno spettacolo sportivo fondato sulla mitologia dei protagonisti da una parte e la ritualità dell’esperienza di massa dall’altra. Andare allo stadio era un processo molto lungo di riti intrecciati che andavano dal panino di fronte allo stadio, alla schedina da controllare nell’intervallo, fino all’acquisto delle sciarpe dalla bancarella abusiva.
Tutto questo forse in Inghilterra non esiste ma esistono altre ritualità che sono state mantenute: pub, canti e birra non sono stati bloccati da leggi o scelte televisivamente efficaci e la passione si è mantenuta com’era prima.
Se ad un’esperienza di massa togli le ritualità codificate, elimini parte del motivo per cui vivere l’intera esperienza e ne sminuisci il valore e la forza emotiva.
Nel calcio italiano con tutti i regolamenti, i codici, le leggi realizzate in questi anni si è creato proprio questo: un’esperienza di massa che non ha quasi più una storia. Resta un po’ di svago e delle piccole ragioni territoriali.
In Inghilterra come anche in Spagna il calcio è rito da vivere secondo le sue regole antiche.
In Italia sta diventando un passatempo simile alla visita in un centro commerciale.