Un incubo nel passato remoto di un uomo, nelle vergogne di un abisso, sulla superficie di una nazione mai adulta. “Prima del calcio di rigore” di Peter Handke è un attacco a qualsiasi storia narrata, è la mente dell’uomo alle prese con il tempo presente, nella Germania occidentale degli anni ’70, nazione stuprata e che stupra le menti del popolo (l’Occidente è uguale all’Oriente, questo il dogma, altri mezzi uguali risultati).
Libro perfetto dello scrittore prediletto di Wim Wenders, “Prima del calcio di rigore” è l’opera più semplicemente turbinante di Handke, un crollo sempre controllato e mai spropositato nella grazia nera di un assassino, amante, figlio, cittadino, vagabondo nelle disperazioni della normalità più assurda e schizofrenica.
Leggendo ho pensato alle vicende criminal-vouyeristiche di oggi, accadute da sempre ma spesso sotto la lente d’ingrandimento, perché i pruriti degli uomini restano sempre gli stessi. Il portiere protagonista non agisce per noia o istinto, ma per pura volontà d’esistenza, in un mondo che annulla e scarnifica e rende inutili i piccoli desideri raggiunti.