Spesso leggo dei termini e subito penso ad una loro applicazione calcistica (E’ na malatia, che ci posso fare). Ultimamente mi è apparso varie volte il termine “think tank” e ho subito cercato di capire nel calcio dove lo avevo già visto.
Carlo Ancelotti, l’uomo che spostò un numero 10 vero in mediana cambiando il volto ad una squadra e alla Nazionale italiana con Pirlo, nel 2014 ha per le mani due numeri 10, Toni Kroos e Luka Modric. E questa volta si sbilancia, dando in toto a loro due il centrocampo madridista.
Oggi Zidane che al tempo sedeva vicino ad Ancelotti, ha ripreso per intero quell’idea, inserendo solo Casemiro alle loro spalle, utile soprattutto a scalare in difesa quando i terzini salgono. Quei due sono il think tank di cui avevo letto, ovvero un gruppo di persone (in questo caso due) che sviluppano idee e strategie per un team. Solo il Real Madrid fra i top team ha due del genere a centrocampo. Barcellona, Bayern, Chelsea e tante altre squadre hanno centrocampisti che prima di tutto fanno pienamente la doppia fase e in secondo luogo sono molto abili o nel fraseggio insistito per tenere il possesso palla e dare poi alle punte l’onere di creare il gioco decisivo, oppure incursori che sfruttano il lavoro delle punte per andare in porta. Nessuna squadra ha un cervello bino al centro del campo che più del possesso palla muove il ritmo della squadra e mette gli attaccanti, più finalizzatori che creatori, in condizione di essere pericolosi.
E se il Real Madrid ha vinto 3 dei 4 titoli che poteva vincere lo scorso anno, questo think tank lo dobbiamo prendere in discreta considerazione.