Vuoi vedere che il numero 10 deve giocare vicino alla porta?

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Mi è rimasto impresso il gol e la partita di Lorenzo Insigne di sabato contro la Fiorentina. Ancelotti lo ha spostato più al centro nell’attacco partenopeo, proponendo un 4-4-2, grazie alla possibilità di avere un calciatore duttile come Callejon come esterno a destra.
Insigne ha giocato un’ottima partita, ha segnato un bellissimo gol e il Napoli ha vinto bene, silenziando una Fiorentina che era partita in campionato a spron battuto.

Unendo questa considerazione ad un ricordo, ovvero il gol di Baggio in Portogallo nel 1993, in un certo senso simile a quello di Insigne, ho pensato: “Ma vuoi vedere che i numeri 10 dovrebbero giocare più vicino alla porta, invece che in fascia, dove ormai sono irrimediabilmente posizionati?”.
Prendiamo i 10 che sono stati convocati nelle ultima due partite della Nazionale in Nations League. Insigne, Bernardeschi e Berardi giocano in tre squadre diverse ma tutti in posizione laterale in un attacco a 3. Insigne a sinistra, entra di più nel campo anche ad inizio manovra, a Bernardeschi Allegri invece richiede tanta qualità in fascia e movimenti a creare disordine nelle difese avversarie, Berardi appoggia di più la punta centrale, cercando in primo luogo di aprirgli spazio. Nessun dei tre è però determinante nel momento in cui la palla arriva nei pressi dell’area di rigore, compito demandato al centravanti e anche alle due mezzali brave nell’inserirsi.

Il 10 in fascia, ormai classico del calcio italiano, forse nasce da un cattivo intendimento del processo guardiolano. Il Barcellona di Guardiola al suo apice, nel 2011, aveva Messi centrale, Pedro a sinistra e Villa a destra. Il 10 c’era ed era al centro dell’attacco. Pedro è un’ala quanto più vicina all’ala classica di gentiana memoria e non una mezzapunta da ultimo passaggio, così come Villa è una classica seconda punta, che invece Guardiola è riuscito a riconvertire in esterno, capace però di essere sempre presente in area, grazie al fatto che Messi occupasse poco l’area di rigore, svariando tanto sulla trequarti.
Prendendo in blocco non tanto l’idea guardiolana, quanto la sua semplice applicazione, diffondendo a pioggia il 4-3-3, abbiamo pensato che in fascia dovesse andare il numero 10, affinché creasse gioco e servisse assist al centravanti o all’esterno sul lato opposto. Ma a ben vedere nel Barcellona era il 10 in posizione centrale a fare questo lavoro e anche a fare caterve di gol grazie anche alla posizione molto più vicina alla porta.

Appunto: e Hazard con Sarri, oppure Neymar? Vero, loro sono due numeri 10 posizionati all’ala. Ma Hazard ha doti da 10 e da 11 insieme, ha la visione del grande rifinitore, abilità da goleador e anche lo spunto nei primi cinque metri che spiana tutto. Lui è troppe cose per ribaltare il discorso. Neymar al Barcellona ha dovuto adattarsi alla squadra di Messi. Ma lui è un 10 che vuole giocare vicino alla porta e nel PSG lo sta facendo.
Noi invece in un’evoluzione del genere siamo ancora molto indietro e sembra proprio il giusto percorso di Carlo Ancelotti, ovvero l’uomo che non ha voluto il Baggio di cui sopra al Parma, perché non sapeva dove metterlo nel 4-4-2, poi però con il Milan giocava serenamente con tre numeri 10, Pirlo, Seedorf e Kakà. Sarà Carlo Ancelotti insieme ad Insigne a farci riportare il 10 dove forse deve stare, ovvero nei pressi della porta, affinché riesca a fare gol di questo tipo?

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