RECENSIONE “QUANDO UCCISERO MARADONA” DI MAURIZIO CROSETTI

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Il libro “Quando uccisero Maradona” propone un tema interessante su cui bisogna riflettere con attenzione. Il fatto che La Repubblica abbia inviato una delle sue migliori firme in Argentina dopo la morte di Maradona è stato quasi un evento, qualcosa di straordinario per il giornalismo in un periodo in cui gli inviati di questo tipo sono pochissimi, rispetto al passato in cui era normale inviare grandi autori e giornalisti di razza per coprire eventi e momenti di storia (P.S. sto leggendo “Indro al Giro” e consiglio).
C’è tutta la questione sulla pochezza delle risorse su cui possono contare i giornali, sul fatto che ne leggiamo pochissimi per poterli sostenere e tutto il resto che conosciamo benissimo.
Quello che vorrei sottolineare però è il fatto che quando qualcuno è sul luogo dove accadono le cose è tutto diverso. Crosetti nel libro ti sa far vivere non solo le vicende, che si potrebbero ricostruire abbastanza fedelmente anche da casa propria, e i protagonisti, anche loro analizzabili in profondità con assiduo studio della vicenda a distanza. Ma l’idea della luce che c’è a Tigre, nessuna schermata di Google Maps te la sa dare, l’odore che ti entra nel naso quando paragona la casa in cui è morto il più grande calciatore di tutti i tempi a una sorta di seconda casa costiera di serie B, non lo puoi percepire con un ricerca immagini. Insomma se sei lì quando le cose accadono, le parole hanno un altro peso, creano un’altra immaginazione nei lettori e ti fanno capire le cose magari senza la distanza oggettiva di chi fa cronaca sulle fonti, sui dati, sulle agenzie, ma te le fanno sentire e questo puoi farlo solo in questo modo.

ROME, ITALY – OCTOBER 26: Diego Maradona of Napoli in action during the Serie A match between AS Roma and Napoli at the Stadio Olympico on October 26, 1986 in Rome, Italy. (Photo by Etsuo Hara/Getty Images)


Appendice poi a questo discorso è il come. Ho spesso letto articoli o libri scritti da persone che sono stati sul campo, magari in un determinato momento storico. E purtroppo questi pezzi potevano essere serenamente scritti dal proprio studio con l’aria condizionata o il riscaldamento a pavimento sparato al massimo. Non c’era bisogno di pagare biglietti aerei e alberghi anche se fossero di terz’ordine. Forse siamo così abituati a uno standard stilistico che anche quando sentiamo qualcosa dal vero abbiamo paura di seguire una nostra sensazione e ci rifuggiamo in Wikipedia, come si fa pure dalla stanzetta appunto, così da avere le spalle coperte di fronte a qualsiasi attacco social. Come fa Crosetti in questo libro, forse ha senso essere sul posto e, anche se non si hanno tutte le informazioni sul fatto in sé, raccontare anche versioni sporche e sbagliate. Essere lì non deve portare ad articoli o libri inappuntabili e più veri, anzi quello che viene fuori dovrebbe creare ancora più confusione, moltiplicando i punti di vista che si raccolgono in loco. Insomma l’occhio dovrebbe diventare più falso dello schermo, ma tutto la poetica che l’occhio raccoglie se la metti in pagina, quello che hai scritto vola molto più in alto.